Superfluo - I BRANDELLI DELLA SOCIETA’ DEL COSUMOStrappare manifesti dai muri è la sola compensazione, l'unico modo di protestare contro una società che ha perduto il gusto del cambiamento e delle trasformazioni favolose. L'arte è pace e profezia. Dopo la morte c'è rinascita. m.rotella La Pandemia ha cambiato la nostra scala dei bisogni e ci ha reso più semplice capire il significato dell’aggettivo superfluo: eccessivo rispetto al bisogno, non necessario. Viviamo da decenni in una società del consumo che non produce merce bensì bisogni e desideri spesso trascurabili. La società consumistica induce l’individuo a desiderare beni e servizi nella convinzione che siano la risposta ai suoi bisogni, e glielo comunica attraverso la pubblicità. Nel 1962 Luciano Bianciardi in” La vita agra “ scriveva : “neanche i bisogni sono genuini: pensa la pubblicità a fabbricarli, giorno per giorno. Tu vorrai il frigorifero, dice la pubblicità, tu la macchina nuova, tu addirittura una faccia nuova. E loro vogliono quel che il padrone impone, e credono che sia questa la vita moderna, la felicità. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera per comprarsi quello che credono di desiderare; in realtà quel che al padrone piace che si desideri” Oggi la Pandemia ci ha imposto di fermarci. Si è fermata anche parte della produzione e di conseguenza la comunicazione commerciale, almeno quella non digitale: i manifesti. Lo stato di questi manifesti pubblicitari sugli spazi di pubblica affissione - strappati, corrosi, vuoti - sembra parafrasare, attraverso il passare del tempo “non consumato” e non consumabile, perché costretti a restrizioni, l’etimologia di della parola superfluo. Quello che eccede rispetto ai bisogni primari non è indispensabile, resta in superficie. I brandelli dei manifesti che ho fotografato sono quindi la parafrasi di uno modello di sviluppo di una società che ha fatto a pezzi se stessa: il Covid-19 è solo uno degli effetti di questo sistema di produzione. |